ABA Experience

12 ottobre – Francesca Degli Espinosa

Intervento #1 – Le prime risposte sociali: analisi concettuale e programmazione per stabilire le proprietà discriminative e rinforzanti di stimoli sociali

La selezione delle prime risposte sociali tramite conseguenze sociali è il punto focale di questo approfondimento. La prima parte fornirà un’analisi delle variabili di controllo delle prime risposte indicative sociali, tramite le quali il bambino a sviluppo regolare acquisisce e apprende nuovi repertori quali il linguaggio e l’imitazione.

Verrà introdotta una possibile definizione operazionale del termine ingaggio e una descrizione della struttura dell’interazione in termini di catena interconnessa, in cui due interlocutori mediano i rinforzatori e stimoli discriminativi.

Questa cornice teorica fornirà poi la base per la dimostrazione di di procedure concettualmente sistematiche per sviluppare le proprietà discriminative e rinforzanti del movimento delle persone in bambini piccoli con autismo, privilegiando lo shaping e organizzazione degli antecedenti rispetto al prompting. Infine, il modello proposto esplora il concetto di assenso e la sua interpretazione come “comportamento offerto” all’interno di una catena interconnessa.

La presentazione mirerà a illustrare strategie per costruire catene sociali efficaci in bambini con autismo in un periodo di massima plasticità cerebrale, per favorire l’emergenza del comportamento verbale e alterare la traiettoria evolutiva.

L’intervento si concentrerà sul descrivere un’analisi delle variabili di controllo dei comportamenti sociali in infanzia, descrivere la sequenza evolutiva di emissione dei primi comportamenti sociali e le attuali innovazioni per la diagnosi precoce, descrivere le topografie e contingenze delle prime risposte indicative (orientamento, gesti anticipatori e attenzione condivisa) e illustrare esempi di programmazione su come stabilire le proprietà discriminative e rinforzanti di stimoli sociali tramite il concatenamento e lo shaping.

Intervento #2 – Ritorno al futuro: ritorno ai principi di base. La catena come unità di analisi di base

Tradizionalmente, l’unità di analisi di base del comportamento è definita come una contingenza in cui sono specificati l’antecedente, la risposta e la conseguenza. Nel momento in cui due persone interagiscono, per esempio in un episodio d’insegnamento, è utile estendere tale unità ad una catena interconnessa e reciproca in cui sia lo studente che l’insegnante forniscono antecedenti e conseguenze l’uno all’altro in una serie di interazioni reciproche.

Nello scenario ideale questa interazione inizia con lo studente che offre il comportamento di essere “pronto” per l’apprendimento, tale comportamento evoca l’azione dell’insegnante a cui lo studente risponde, a cui fa seguito il segnale dell’insegnante dell’imminente rinforzo. Il successivo ciclo di movimento reciproco inizia con la terminazione del periodo di rinforzo e l’offerta della risposta “pronti per l’apprendimento”.

In questa visione, sia le azioni dello studente che quelle dell’adulto sono collegate l’una all’altra in una catena reciproca. O, come direbbe Skinner (1938), quando si stabilisce un comportamento operante, la costruzione di una catena è implicita nell’atto stesso del rinforzo. Attraverso esempi video illustrerò l’ampia applicabilità di questo concetto sia ad interventi strutturati che naturalistici.

Il concetto di assenso, argomento emergente nella letteratura comportamentale, verrà inserito all’interno di questa cornice come esempio di comportamento offerto in uno schema di rinforzo concorrente in cui la fuga resta un’opzione disponibile senza ripercussioni negative. In particolare, verranno descritte e mostrate sequenze di insegnamento basate sullo shaping di risposte attive di approccio e d’iniziativa verso stimoli precedentemente associati alla fuga e all’evitamento.

13 ottobre – Kelly M. Schieltz

Sebbene il verificarsi di comportamenti problema durante l’infanzia sia comune, i caregiver possono sentirsi frustrati, persi e soli quando diventano frequenti, intensi, e pericolosi per il proprio figlio e per altri.

Per questo è importante instaurare una collaborazione efficace tra genitori, analisti del comportamento e terapisti, i professionisti che possono venire in aiuto dei genitori.

Quando i caregiver sperimentano frustrazione nell’affrontare alcuni comportamenti, è importante coinvolgerli nel processo di valutazione (come, ad esempio, l’analisi funzionale) e nel trattamento (ad esempio, la formazione sulla comunicazione funzionale) per garantire che gli obiettivi di apprendimento vengano raggiunti nel modo più sereno possibile.

In questo approfondimento verrà spiegato come coinvolgere i caregiver durante tutto il processo di valutazione e trattamento per comportamenti problematici attraverso i modelli di servizio clinico. Nello specifico, utilizzando un modello clinico ambulatoriale, si partirà dall’identificare e dare priorità alle preoccupazioni del caregiver durante il processo di valutazione con l’obiettivo di abbinare le strategie di trattamento comportamentale alla funzione comportamentale.

In secondo luogo, utilizzando un modello clinico a domicilio, verrà discusso come istruire e formare i professionisti per condurre procedure di valutazione e trattamento comportamentali.

Infine, verrà presentato un modello clinico di telemedicina, per approfondire come valutare, monitorare e pianificare la generalizzazione e il mantenimento dei risultati del trattamento nel tempo.

L’insieme di questi strumenti guideranno interventi educativi efficaci e focalizzati sulle esigenze della persona autistica e della sua famiglia.