L’autismo e i suoi falsi miti
In questo articolo sfateremo i 3 falsi miti più diffusi sulle persone con autismo e daremo una panoramica generale su ciò che significa “autismo”.
Se hai sentito parlare di autismo ma non hai mai approfondito l’argomento, questo articolo è l’ideale primo passo per iniziare.
Se già da tempo conosci l’autismo (magari ti prendi cura di una persona con autismo), ti farà bene ripassare questi concetti basilari. Infatti, la ripetizione rafforza la nostra conoscenza ed esperienza.
Diciamo subito che i falsi miti e le distorsioni iniziano dalla stessa parola “autismo”.
In realtà, sarebbe più corretto parlare di “autismi” perché non esiste una persona con autismo uguale all’altra, ma, proprio come i cosiddetti “neuro tipici”, le persone con autismo sono una diversa dall’altra.
Ogni persona con autismo, seppur abbracci una condizione comune, manifesta i sintomi in modo unico e specifico.
Falso mito 1: l’autismo e’ una malattia
Ad oggi, non sono ancora chiari i fattori legati all’autismo.
Si pensa che possa avere a che fare con la genetica ma non vi è ancora una sufficiente evidenza scientifica.
Ciò che è certo è che l’autismo non è una malattia così come intendiamo il raffreddore o l’influenza.
Di conseguenza, l’autismo non si prende per contagio.
Sembra una cosa banale e scontata. Purtroppo ci sono tanti genitori che vivono con questo pregiudizio e vivono nel terrore di far giocare o persino avvicinare i propri figli con bambini con autismo (e non sanno quale esperienza di crescita e arricchimento stanno sottraendo ai loro bambini!).
Se l’autismo non è una malattia, allora non ha senso parlare di guarigione. Non puoi guarire da una malattia che non hai.
E allora cos’è l’autismo?
L’autismo è una condizione. Le persone con autismo vivono e percepiscono la realtà in modo diverso da come la percepiscono i cosiddetti “neuro tipici”.
Non sbagliato. Semplicemente diverso. Cioè, se due persone, una con autismo e l’altra neurotipica, vengono sottoposti ad uno stesso stimolo, il loro modo di percepire quel determinato stimolo potrebbe essere diverso.
O meglio, il significato che danno a quello stimolo potrebbe essere diverso e di conseguenza, diverse le conclusioni. Questo a volte genera difficoltà a livello comunicativo.
E allora, il lavoro più importante che puoi fare con una persona con autismo sarà quello di insegnare loro la “lingua” con cui i “neuro tipici” codificano e interpretano la realtà, così da migliorare le abilità comunicative e sociali.
Falso mito 2: le persone con autismo non parlano mai
Siamo portati a pensare che le persone con autismo si cerchino degli angoli bui per accovacciarsi con la testa sulle ginocchia e rimanere lì per ore.
In alcuni casi, effettivamente le persone con autismo si isolano completamente dal contesto in cui vivono, ma questa non è la regola.
Ci sono tantissime persone con autismo che parlano molto e che amano stare in compagnia.
Il problema non è tanto “parlare con le persone” ma il modo in cui avviene questo dialogo.
Ad esempio, le persone con autismo potrebbero parlare per ore dei loro interessi senza riuscire a cogliere segni di scarso interesse nell’altra persona.
E questo perché codificano le informazioni in modo diverso rispetto a noi.
Falso mito 3: le persone con autismo sono dei super geni
Sì. Alcune persone con autismo possiedono “un cervello” fuori dalla norma e possono realizzare delle cose incredibili.
Ad esempio, Stephen Wiltshire è un autistico inglese soprannominato “la macchina fotografica umana”.
In pratica, Stephen, dopo un giro su un elicottero che sorvola una città, prende carta e matita e riproduce l’intera città a memoria.
Questa non è la norma. Le persone con autismo hanno la stessa probabilità di sviluppare intelligenza quanto ne hanno le persone neuro tipiche.
Questo falso mito è alimentato da tutta quella serie di film e serie TV in cui le persone con autismo vengono dipinte come “strambe” e geniali.
Purtroppo, a volte, è vero proprio il contrario: l’autismo si accompagna a ritardo mentale.
È vero anche che le persone con autismo hanno più probabilità di eccellere in uno specifico ambito, grazie alla loro capacità di concentrarsi su interessi specifici.
Ad esempio, Temple Grandin, una brillante scienziata con autismo, progetta i migliori impianti di macellazione per animali di tutti gli Stati Uniti. Ora, tralasciando l’aspetto apparentemente macabro della faccenda (in realtà, sono impianti che hanno ridotto drasticamente la sofferenza degli animali), lei è riuscita a sviluppare ed affinare questa sua capacità, partendo da un suo interesse molto ristretto: le gabbie per uccelli.
Quindi, quello che puoi fare con la persona con autismo che segui è: aiutarla ad approfondire i suoi interessi specifici (ma non dovrai fare molto perché già da soli sono in grado di divorare in pochi giorni delle enciclopedie) e soprattutto allargare i suoi interessi verso altri ambiti in modo che possa più facilmente integrarsi nel contesto in cui vive e applicare le conoscenze acquisite per qualcosa di utile.
Autismo: comprendere per aiutare
Ciò che ti abbiamo presentato sono dei concetti molto semplici e basilari che tutti dovrebbero conoscere.
Comprendere l’autismo è il primo passo fondamentale per approcciarsi in modo corretto (e senza pregiudizi fuorvianti) alle persone con autismo.
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